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BROKEN TRADITIONAL e mana - Gabriele dancelli

  • WorstCollective
  • 17 nov 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Worst crew torna a casa chillanza (aka Manifesto Tattoo Collective, per chi ancora non fosse

aggiornato) per continuare il processo ai nostri criminali preferiti.

Questa volta tocca a Gabri – @gabriele_dancelli_ttt – e per rendere la chiacchierata ancora più spicy abbiamo deciso di intavolare una partita a Magic, lanciando nell’arena due dei nostri giocatori migliori (o forse no, ma è bello pensarlo).


Tra artefatti e incantesimi Gabri ci racconta di come quei mostriciattoli che scarabocchiava da bambino fossero già un chiaro segnale di dove sarebbe andato a parare una volta cresciuto. Il desiderio di lavorare nel settore artistico ha abbracciato la sua passione per il tatuaggio, facendogli trovare la risposta che forse all’inizio non era ancora pronto a sentire:

«Non l’avevo mai considerato come una possibile carriera solo per l’ansia che avevo nell’affrontare l’idea di creare qualcosa di permanente, questa cosa mi bloccava, ma ad un certo punto sono stato semplicemente spinto a provarci»

La ripetizione del gesto e la fiducia, di parenti e amici gli hanno fatto capire che questa era

effettivamente la strada maestra, e che, come ci piace sempre sentire, esiste solo un piano A.


Il tatuaggio è quell’ambito artistico in cui la libertà di proporre idee ed estetiche è abbastanza sconfinata, e in cui Gabri ha potuto tradurre tutte quelle influenze derivanti dall’immaginario metal, punk, orrorifico e di fantascienza, insomma «tutto quello che è la rappresentazione di qualcosa fuori dall’ordinario».


Idee che trovano perfetto incastro nei due stili che compongono le fondamenta di ciò che fa Gabri: il traditional old school e il traditional giapponese.

Stili che sono stati quanto più necessari all’apprendimento tecnico, fatto di regole da seguire e forme classiche, ma che ad un certo punto del suo percorso ha deciso di rompere: da qui la definizione del suo stile come “Broken Traditional”, la risposta ad un bisogno di distorcere, lacerare e sporcare quei soggetti da manuale.


«All’inizio era più un seguire qualcosa di ben indicizzato […] ma andando avanti ho capito che quelle regole erano da distorcere sempre di più per creare qualcosa di mio»

Un’evasione dai dogmi che risponde anche al mancato utilizzo del colore, Gabri rimane infatti fedele al blackwork, che dal punto di vista espressivo rimane più ancorato a quell’immaginario dark, oscuro e grottesco che lo ispira.


Il nero, quel non-colore che forse più degli altri è in grado di lanciare infinite suggestioni,

oscillando tra malinconia e aggressività.

Per quanto riguarda il rapporto con la clientela, Gabri vede in maniera molto positiva le

commissioni che gli vengono proposte: «Mi piace molto lavorare su commissione, in questo caso è il cliente che mi suggerisce il messaggio […] li ascolto molto e mi piace quando si fidano di me».

Dunque un rapporto positivo, non facile per tutti da raggiungere, ma fondamentale se l’idea di tatuaggio che si vuole portare avanti rifugge il commerciale e i gusti dei più, rimanendo nei sobborghi underground della blackwork culture


In questo senso, l’approdo da Manifesto è stato fondamentale per portare avanti quella totale libertà di espressione che forse in altri studi era stata un po’ soffocata.

Gabri ha inaugurato quest’anno le sue guest internazionali nella culla del marchio su pelle, a

Londra (al @modernclassictattoo) e a Brighton (al @theblackhouse.tattoo).


Inutile ribadire la differente cultura del tatuaggio che contraddistingue lo UK, rispetto al nostro paese, ma spezzando una lancia a favore di quest’ultimo, possiamo dire che l’accoglienza e il calore delle persone che ci sono qui difficilmente si trova all’estero, ed è qui che il tatuatore non si riduce a una fredda e distaccata professione, ma fa del rapporto umano una caratteristica centrale, stringendo amicizie con clienti e curiosi e creando quel clima conviviale che alla fine tutti ci invidiano.


Nel frattempo Gabri e la sua imboscata elfica ci hanno lasciato senza punti vita e anche senza soldi, perché chi perde paga pegno, e non c’è intervista che si rispetti senza qualcuno di noi sotto gli aghi.


TROVI IL VIDEO INTERVISTA COMPLETO QUI



 

- Testo a cura di: @federica_bsx


- Video, Foto e Grafiche: @lafigliadisatana - @richinyrmouth


- Intervistatore: @zanirhello - @fear_mare - @federica_bsx - @nonlosorick_art


 
 
 

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