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Artigianato su pelle: La grammatica del tatuaggio Tradizionale- INTERVISTA A ANDY T.S.T.

  • WorstCollective
  • 25 lug 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Il mondo del tatuaggio vede tra le sue tante controversie e sfaccettature un nodo difficile da

districare per chi ne fa parte: il concepirsi artista.

C’è chi valuta il proprio lavoro come qualcosa che va oltre la “semplice” bravura dell’impugnare una macchinetta, definendosi artista, e chi senza indugi si chiama artigiano.


Andy fa parte di questi ultimi, e abbraccia una visione più artigianale del tatuaggio, considerando in primis tutte le sue componenti tecniche, le sue regole e la manualità impiegata.

Nel tatuaggio la connotazione artistica è senza dubbio presente, ma rimane più legata alla

preparazione del disegno, alla creatività e all’estro trasposti su carta.

Il lavoro su pelle invece implica una certa minuzia, manualità, e regole imprescindibili (per una buona resa, altrimenti c’è il cuggino dei 20€)


Ormai nel mondo del tattoo da 11 anni, Andy ha raggiunto una certa maturità per quanto riguarda il proprio lavoro.

Ispirato dalle leggende della vecchia scuola come Percy Waters, Bert Grimm, George Burchett, Cap Coleman… e fin dai primi approcci con la macchinetta ha tessuto un forte legame con lo stile traditional, rimanendo fedele alle leggi e alla pulizia che lo contraddistinguono.


Più vai indietro, e più ti rendi conto che gli stili tradizionali sono quelli che funzionano e rimangono nel tempo” che non significa non cimentarsi o dare spazio a contaminazioni, ma di mantenere un approccio quasi accademico ad uno stile che ha segnato la storia del tattoo, divenendo capostipite proprio per la sua solidità.


Il tatuaggio ha una grammatica, e il traditional ha i propri canoni”.

Anche in un mezzo di espressione alternativo e così d’ impatto come il tatuaggio ci sono delle regole da seguire, e Andy ha scritto negli anni una propria grammatica, fatta di linee e dettagli solidi, pochi colori ben stesi, e una particolare attenzione all’anatomia della zona da tatuare: il tattoo deve essere bilanciato in tutte le sue componenti.


Dopo diverse esperienze negli studi e mosso dal bisogno di trovare un posto proprio, nel 2017 Andy e altri 2 ragazzi aprono uno studio: Tambourine Sally.

Un nome che evoca sia il salto nel vuoto e un importante momento di crescita e di passaggio (con riferimento a Sally di De Andrè), sia un tattoo temple che strizza l’occhio ai grandi studi internazionali.


Non è una novità che in Italia la cultura del tatuaggio sia presente ai minimi termini, e che lo stile mainstream/commerciale sia ancora quello che su tutti vince, trascinandosi dietro l’idea del tattoo come emulazione o accessorio.

In questi termini Andy rivendica quasi un ruolo dieducatore” per i suoi clienti: soprattutto la clientela più giovane, che è anche quella più ingenua e impulsiva, ha bisogno di essere spinta verso un approccio più consapevole a questo mondo, e come mani e collo van meritati, tutti si meritano di sapere che con il tattoo uguale al calciatore non si chiava di più, anzi.


Fare il tatuatore significa accompagnare attraverso questo rituale una persona che dal momento In cui esce dallo studio non è più la stessa


Il tatuaggio è un marchio, tratteggia i momenti della nostra vita ed è una delle poche cose che rimarrà con noi davvero per sempre, e Andy si erge a baluardo della sua cultura e della sua storia.


TROVI IL VIDEO INTERVISTA COMPLETO QUI


 


- Testo a cura di: @federica_bsx


- Video, Foto e Grafiche: @lafigliadisatana - @nonlosorick_art - @richinyrmouth - @zanirhello


- Intervistatore: @zanirhello - @nonlosorick_art - @federica_bsx -

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